In poche parole: Dizionario dei cartoons

Mancano meno di due mesi all’animatissima e rivoluzionaria XVI edizione del Sardinia Film Festival, il Premio tutto dedicato ai corti cartoons di tutto il mondo.

Siamo in fermento e vi vediamo curiosi… ma siete anche preparati?
Facciamo un piccolo ripasso di alcune nozioni base, un dizionario cinematografico che ogni buon cineamatore deve avere pronto.

Innanzitutto, l’audience, ovvero a chi è rivolta l’animazione, cioè proprio voi!
Il pubblico, gli appassionati che in questo caso animeranno la sala e i nostri spumeggianti workshop a sorpresa.

Poi, l’elemento che molti cercano di capire, vale a dire lo scopo (purpose), la ragione per cui il film è stato prodotto.

Molto interessante, e spesso saranno gli stessi autori a raccontarcelo.

Proseguiamo con qualche tecnicismo.

Nei cartoons sono importanti sì i programmi d’animazione (animation software), che permettono di creare il movimento in digitale e con meno passaggi rispetto ai tempi di Walt Disney, ma prima i disegnatori creavano a mano i diversi keyframe, i fotogrammi chiave dei movimenti principali, per poi apportare minime modifiche su dei layer, dei fogli traslucidi che permettevano di ricalcare il fotogramma.
Ed è esattamente questo a creare l’illusione del movimento, questa minima evoluzione tra i keyframe, che è chiamata tweening, intercalazione.

Prima l’intercalazione veniva realizzata dai disegnatori apprendisti, in quanto più semplice rispetto ai keyframe, mentre adesso vengono adoperati molto i software digitali, che permettono anche di correggere i layer in modo specifico e preciso, così da produrne a maggiore velocità e con più fluidità di movimento (motion tween).

Quindi, il keyframe è il punto dove il movimento d’azione cambia, mentre il frame rate è la frequenza di riproduzione di questi fotogrammi.
La velocità di riproduzione è essenziale nella percezione del movimento, e lo vediamo soprattutto in tecniche come la stop motion, amatissima da Tim Burton ed essenziale per lo sviluppo dei primi effetti speciali.

La stop motion si realizza “impressionando” un fotogramma alla volta per secondo, dove avviene un leggero spostamento dell’oggetto ripreso (che può essere anche un pupazzo se puppet animation, un modellino di plastilina nel caso della claymation, ecc).

Da non confondere con la go motion, che imprime lo spostamento degli oggetti durante la ripresa stessa, ed è solitamente realizzato fluidamente al computer.
Queste tecniche sono estremamente laboriose: se pensate che in una pellicola standard si trovano circa 24 fotogrammi al secondo, allora in mezz’ora di film avremo bisogno di oltre 40.000 fotogrammi! Un lavoro da veri appassionati animatori.

Conoscevate già questi termini? Allora siete pronti per i prossimi.
Ci vediamo al Sardinia Film Festival, a dicembre!

 

immagine da Cogas di Michela Anedda